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Perchè Vogliamo Essere Tutti Delle Macchine?

Vi è mai capitato di essere stanchi? Stanchi della vita?
Con questo pensiero sono fuggita da casa diretta ovunque potessi trovare pace.
Il dolore che sento dentro non riesce a trovare sfogo in nessun modo.
Per andare lontano salgo su un autobus, uno come tanti, ma che mi possa portare lontano da qui.
L'autobus è fermo al capolinea, quasi vuoto.
L'unica cosa che riesco a sentire sono i singhiozzi di una donna poco lontana da me.
Prima di uscire, diversamente dal solito, ho preso su un pacchetto di fazzoletti.
Probabilmente pensavo mi sarebbero serviti, ma in quel momento capii che non erano per me.
Frugando nella borsa tiro fuori i fazzoletti e, avvicinandomi alla signora, senza dirle una parola, glieli porgo.
Nei suoi occhi tristi, un barlume si accende per un secondo mentre prende un fazzoletto.
"Tutto bene?", chiedo ingenuamente.
A volte basta poco per sentirsi meglio, vedere che al mondo importa qualcosa di te.
La signora, singhiozzante, fa cenno di assenso con la testa.
"Ha bisogno di qualcosa?", chiedo infine.
Scuote lievemente la testa mentre io mi congedo da lei.
Il tempo passa e i singhiozzi non cessano.
Spesso ci sforziamo di sembrare forti, ma per chi?
A volte abbiamo soltanto bisogno di tirare fuori tutto ciò che abbiamo dentro di noi.
Non so da dove sia inizata questa vergogna riguardo le emozioni e i sentimenti.
I robot in movimento
Fin da piccola mi hanno insegnato a non piangere in pubblico (con scarsissimi risultati), ho imparato a dissimulare i sentimenti e a non farli capire, a nasconderli, a non esprimerli.
Da dove è nata questa disumanizzazione?
Se c'è una cosa importantissima che ci distingue dalle macchine sono proprio le emozioni, i sentimenti.
Perché allora vogliamo essere tutti delle macchine?

Distanza Dall'Essere Umano

Stando seduta in biblioteca, in un momento di pausa e di distrazione, mi sono messa ad osservare le persone intorno a me. Chi più chi meno, sono tutti intenti, silenzioni e impegnati, in qualche attività di studio o lavoro. Ciò che, però, ho subito notato, non sapendo come prenderla, è la distanza a cui le persone si mettono dalle altre. La stessa cosa accade in metropolitana, anche solo sulle panchine poste sulle banchine per l'attesa. Tutti sono ben attenti a mettere tra loro e gli altri la massima distanza possibile, anche solo di un posto, anche spostandosi alla prima occasione utile così da mettere ancora maggiore distanza tra questo e un altro essere umano.

Lo Faccio Per Me

Oggi, in conclusione di un esame orale durante il quale la mia esposizione ha lasciato a desiderare, un'insegnante, con uno sguardo che mi ha fatto rabbrividire nonostante la calda giornata di Luglio, mi ha chiesto la motivazione per la quale sto frequentando questo corso di laurea. Non l'ha fatto per sentire le motivazioni che mi hanno spinta da due anni a questa parte ad alzarmi presto tutte le mattine per frequentare almeno 8 ore di lezione al giorno, non me l'ha chiesto per sapere cosa provo ogni giorno durante le 7 ore di tirocinio, no. L'ha chiesto, ma non le interessava davvero la risposta. Non c'era una goccia di empatia nel mare dei suoi occhi. Tutto ciò che le importava dirmi era di andarmene per cercare porti più conformi alle mie capacità in quanto le mie capacità di esposizione orale, in sintesi, fanno schifo. Il fuoco della passione che ho sempre messo in questo mio percorso formativo ha traballato, una tempesta, un maremoto, si è scaraventato sulla flebile fiamma e non aveva intenzione di smettere di imperversare. Ogni parola usciva dalla sua bocca come lama affilata dritta nel mio cuore ormai sanguinante. in quel momento, lì davanti a lei, mi sentivo completamente nuda. Ha continuato a raccontarmi di quanto terribile sarebbe la mia vita, di quante angherie dovrei affrontare dai colleghi, dagli utenti con cui avrei a che fare, di quanto sarei una perfetta vittima di mobbing (e al mio appunto su quanto questo sarebbe illegale, mi è stato risposto "provalo") e, in sintesi, di quanto la mia vita farebbe schifo. Le mie orecchie ascoltavano, assorbivano tutto, ma, man mano che le sue parole imperversavano, ho incominciato a filtrare e a ragionare con la ment lucida, mente che era stata annebbiata dalla freddezza delle parole demolitive che mi erano dette. Non mi soffermerò sul fatto che probabilmente quella non era la sede, il luogo e il momento adatto di farmi un discorso su quanto faccia schifo, ma su quanto io abbia le mie motivazioni di stare lì, di averne tutto il sacro santo diritto e di non permettere a nessuno al mondo, nè in quel momento nè mai, di potermi dire cosa devo fare della mia vita, soprattutto se questa persona di me sa soltanto il mio cognome e delle difficoltà che ho nelle esposizioni orali (neanche in tutti i campi e, diciamo che la sua presenza, sempre estremamente giudicante nei confronti di tutti, non aiuta).
Diplomatami al liceo non avevo alcun dubbio sul mio futuro da studentessa universitaria. Non solo per il fatto che con un diploma di liceo scientifico non credo si parta avvantaggiati nel mondo del lavoro, ma anche e soprattutto perché sono consapevole che il mio percorso di crescita non si è ancora concluso e che prima di affacciarmi al mondo del lavoro, al mondo che ancora oggi potrei definire "degli adulti" (nonostante ci siano miei coetanei che lavorano già da molti anni), io abbia bisogno di assorbire dal mondo accademico ancora molto prima di mettermi in pista. Non sono una di quelle persone che sapevano cosa fare della loro vita da quando hanno incominciato a parlare, in realtà non lo sapevo fino all'estate del diploma. Ciò che ho cercato è stato un corso di laurea che potesse darmi tanto. Sì, lo ammetto, non ho scelto un corso di laurea nella facoltà di Medicina e Chirurgia per cambiare il mondo, e neanche per soldi, fama, riconoscimento o qualsiasi altra motivazione che vi possa venire in mente. Io ho scelto questo corso di laurea per me. Le materie degli esami mi sono sembrate varie ed espremamente interessanti, sembravano racchiudere in un unico corso tutto ciò che mi interessa, tutto ciò che voglio approfondire, tutto ciò che sono consapevole possa darmi tanto. Con questo spirito ho iniziato questo percorso e con questo stesso spirito l'ho continuato.
Se per tutto il primo anno ho sostenuto il mio reale interesse per questo percorso, durante il mio primo tirocinio serio, se così posso già definirlo, ho avuto una vocazione. Potrebbe sembrare assurdo e probabilmente esagerato agli occhi dei più, ma così mi sono sentita quando una notte non sono riuscita a dormire a causa dell'ispirazione che quel tirocinio mi ha dato trasformando la mia mente in una fonte di idee. Da lì in avanti non mi sono fermata un attimo entrando persino in associazioni esterne all'università per cercare di iniziare immediatamente a fare qualcosa in questo campo. All'inizio del secondo anno ho delineato la mia tesi di laurea. Ho preso parte a congressi, corsi di formazione, aggiornamento e altro pur di cercare di essere una professionista migliore, di essere una persona migliore. Per quanto ogni mia conoscenza in più potrebbe un giorno giovare a un utente, in questo momento, oggi, questo fa bene a me.
Sento di potere fare la differenza, nel mio piccolo, in questo mondo. Credo che sia una cosa che potenzialmente possiamo fare tutti. Quell'insegnante ha sottolineato come potrei fare un altro lavoro per potere fare qualcosa di buono in questo mondo, non devo per forza fare quello per cui sto studiando. Assolutamente vero, su questo non c'è alcun dubbio. Come professione, lo ammetto, non è una professione che, di base, potrebbe cambiare in meglio davvero il mondo, è una professione di cui, per quanto continuiamo a ripetere e a ripeterci che non sia così, il mondo potrebbe benissimo fare a meno sostituendoci con qualsivoglia professionista formato. O almeno fino a che qualcuno non decida di uscire dagli schemi, di non seguire il percorso tracciato, di aprire la mente, usare la fantasia, guardarsi intorno e sfruttare ciò che il mondo sa offrire per rimandare a questo indietro ciò che gli serve, ciò che può migliorarlo davvero.
Ok, la sostanza della storia è che io dovrei ritirarmi, dovrei abbandonare il percorso di studi che sto affrontando con passione ed entusiasmo, che mi piace e mi stimola perché probabilmente sono insicura e non sono una persona che parla bene? No. Questa è la mia risposta. Mi dispiace per chi probabilmente vorrebbe questo, ma io non mollo. Non è il massimo non sentirsi voluti, affatto, ma io non sto imponendo la mia compagnia, la mia amicizia o qualsiasi altra cosa personale a un'altra persona. Io qui sto mettendo a disposizione le mie capacità, la mia fantasia, le mie passioni, il mio fuoco, per la comunità, ma ancora prima di questo, sto facendo qualcosa di buono per me stessa. Sarebbe assurdo se proprio qui dentro non riuscissero a capirmi. La storia insegna che molte persone hanno avuto difficoltà nella vita, probabilmente più di quelle a cui è andato tutto liscio, ma ciò che ha sempre fatto la differenza e la loro capacità di resilienza. Nella vita ho avuto difficoltà, dalle più importanti a quelle che oggi mi sembrano bazzecole, a volte, lo ammetto, ho avuto voglia di morire (me ne vergogno molto), spesso ho avuto voglia di sparire, di congelare il tempo intorno a me e potere attendere. Ma man mano che quell'insegnante parlava mi sono resa conto che, ehi, io sono ancora qui. Credo mi sia scappato un sorriso. Se mi deve bocciare a quest'esame, lo faccia. Le ho spiegato che se non l'avessi passato oggi, sarei tornata la prossima volta. A questa mia risposta ha cercato di rincarare la dose, cercando di abbattermi, scoraggiarmi, eliminarmi. I colpi li ho accusati, ma dentro di me pensavo: cosa voglio fare della mia vita? Io vedo questo nella mia vita e non in questo momento non ho la minima intenzione di cambiare idea tanto che appena torno a casa, dopo un po' di meritato riposo (perché sì, tutti meritano di riposare), mi rimetto a studiare per il prossimo esame.
Io quando mi sentirò adulta non vorrò essere un'impeccabile e fredda persona giudicante, dalla parlantina perfetta, ma che non trasmette niente. Io voglio essere una persona che, sì, avrà delle capacità dialettiche superiori alle mie attuali, ma che possa essere empatica e sappia fare ciò che farà con la passione che ora io metto in tutto ciò che faccio. Non voglio perdere il fuoco dentro di me. Il mondo andrebbe avanti anche senza il mio contributo, ne sono sicura, ma perché non dare al mondo ciò che sia ha e prendere da questo tutto ciò che ha da offrirci? Nessuno da niente per niente e per quanto io voglia dare qualcosa al mondo, pretendo che questo in cambio mi faccia crescere, maturare e mi insegni sempre nuove cose grazie alle esperienze.
La motivazione per cui sto frequentando questo corso di laurea, il motivo per cui sto continuando questo percorso è perché io ogni mattina mi sveglio e scelgo lui. non c'è giorno che abbia pensato, neanche per un momento, che questa fosse stata una scelta sbagliata, che ci potesse essere qualcos'altro là fuori maggiormente adatto a me. E' come essere innamorati, anzi, è come amare davvero. Per quanto tu sia consapevole che questo non sia l'unico percorso che potrebbe essere fatto per te, per la tua persona, per le tue caratteristiche, capacità e passioni, i tuoi occhi, la tua mente, il tuo cuore sono solo per questo e non importa quanto un altro percorso possa offrire orari migliori, sedi migliori, organizzazione migliore, un lavoro migliore, tu scegli lui. Io oggi posso avere delle difficoltà, come possono essercene nelle coppie, ma allo stesso modo, nel modo in cui si affronta una discussione con la persona che si ama, io affronterò le mie difficoltà uscendone più forte e migliore.
Credo che il percorso che sto facendo non sia soltanto un percorso volto a formare dei professionisti, come dicono. Questo è il fine ufficiale, ok, ma la cosa è più grande di quella che sembra, più grande di quanto molti possano vedere. Forse ci metterò un anno in più a raggiungere un determinato livello di crescita personale e professionale. Sicuramente non perderò un anno. Un anno perso è un anno da cui capisci di non avere tratto niente, di non avere imparato, di non essere cresciuto, di essere nello stesso punto di quando sei partito. E invece no, io non perderò neanche un secondo della mia vita. Dicono che, essendo giovani, abbiamo tanto tempo, tante possibilità, ma io non voglio perderne neanche una. Per quanto possa essermi sentita abbattuta in quel momento, forse depressa, mi ci è voluto poco per capir che, no, io non ci sto, io non darò ragione a chi non crede in me, io sono determinata, forse testarda, ma forse è proprio per questo che ci riuscirò.

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_____ Da che parte del mondo arrivano coloro che partecipano a questi pensieri? _____

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